Sito Roccaromana
I Paternò di Sicilia
Stemma
La famiglia Paternò una delle maggiori del panorama aristocratico italiano, discende da tre antiche casate reali: quelle dei Conti di Barcellona e di Aragona, dei Conti di Provenza e degli Altavilla.
Il suo capostipe fu infatti Roberto d'Embrun, appartenente al  ramo dei Conti di Barcellona nel quale si erano estinti i Conti di Provenza. Roberto d'Embrun partecipò alla conquista normanna della Sicilia condotta da  Ruggero d'Altavilla intorno al 1070, ottenendo i feudi di  Paternò, da cui derivò il nome del casato, e di Buccheri, nuclei di vasti possedimenti che rimasero in possesso della famiglia fino al 1167.

Lo stemma dei Paternò, come discendenti da una linea cadetta dei Conti di Barcellona e di Aragona, è quello stesso della casata reale, oggi estinta, Barcellona-Aragona (d'oro, ai quattro pali di rosso), al quale fu però aggiunta una cotissa d'azzurro per segnalarne la derivazione in linea secondogenita.

Lo stemma è  perciò identico a quello della famiglia Aragona Maiorca, altra linea cadetta della casata Aragona anch'essa estinta.
A Roberto d'Embrun successe il nipote Roberto II Paternò, e a questi il figlio, Costantino II Paternò, che sposò Matilde dell'Aquila, contessa di Avenell, pronipote di Ruggero d'Altavilla, e che fu conte di Buccheri, Butera e Martana.

Lo stemma dei Paternò fu collocato sul portale del Duomo di Catania insieme a quelli del re normanno e della città. I Paternò sono oggi anche Baroni di Pettineo, la più antica baronia siciliana 1170, e già agli albori del 1000 furono insigniti di antiche ed importanti baronie (Baroni del Burgio (1292), Baroni delle Saline (1292), Baroni di Regiovanni (1296), Baroni del Pantano di Catania (1340), Baroni della Nicchiara (1392), Baroni di Mirabella Imbaccari (1422), Baroni di Graneri (1453), Barone di Sparacogna (1478), Baroni di Aragona (1479), Baroni di Spedalotto (1490),ecc.). Nel XV secolo Benedetto Paternò, secondo barone della Floresta, ottenne per la città di Catania il privilegio del buxolo, ossia l'autonomia amministrativa dal potere regio: la città veniva governata dalla Mastra nobile, alla quale i Paternò erano iscritti come famiglia più antica e sulla quale esercitavano un controllo sull'ammissione dei membri.
Sempre nello stesso secolo, Eleonora Paternò, figlia di Mario, sposò il 24 giugno 1486, Baldassarre I Grifeo, XIII barone di Partanna e VI visconte di Galtellì unendo di fatto l'influenza delle due famiglie sul governo della Sicilia e del Regno.

Nel XVI secolo la famiglia si suddivise nei due rami dei Paternò e dei Paternò Castello.Nel 1633 i Paternò Castello furono creati Principi di Biscari. Sempre nello stesso anno ottennero il privilegio feudale del mero e misto imperio (diritto di vita e di morte sui propri vassalli). Alla famiglia, sia del ramo Paternò, che Paternò Castello, furono conferiti successivamente anche altri importanti titoli nobiliari, fra i quali quelli di Principi di Sperlinga e Manganelli, Duchi di Roccaromana, di Carcaci , di San Nicola e di Pozzomauro, Marchesi del Toscano, di Raddusa, di San Giuliano, di S.Alessio, di Kaggi, di Papale, Graniti, Gallodoro e Motta Camastra (30 luglio 1783) e Pollicarini (6 giugno 1783), di Regiovanni, e di Sessa. I membri della famiglia ebbero importanti cariche nell'ambito del governo della Sicilia (viceré, presidenti e vicari generali, strategoti di Messina, ambasciatori presso re e pontefici, ministri di stato e senatori e furono insigniti di diversi ordini (cavalieri del Cingolo nobiliare, dello Speron d'oro, dell'Ordine di San Giacomo della Spada, del Collare della Santissima Annunziata, dell'Ordine di San Gennaro, dell'Ordine Imperiale di Santo Stanislao di Russia) e furono di diritto grandi di Spagna in quanto pretori di Palermo.

La famiglia giunse a possedere agli inizi del Seicento 48 diversi feudi con mero e misto imperio e nel corso della sua storia ottenne 170 feudi principali, avendo diritto a ben sei seggi ereditari nel parlamento siciliano. Alla metà del XV secolo entrarono a far parte dell’Ordine di Malta, cui diedero un "luogotenente di gran maestro" e tre "gran priori". Al momento dell'abolizione del feudalismo, alla fine del XVIII secolo i Paternò possedevano 80.000 ettari di territorio.

Biobligrafia: Wikipedia; Gotha; Treccani